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50 anni fa con il referendum l’Italia confermò la legge sul divorzio

todayMaggio 13, 2024 30

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«Una grande vittoria della libertà,
della ragione e del diritto.
Una vittoria dell’Italia che è cambiata
e che vuole e può andare avanti» –
Così commentò Enrico Berlinguer l’esito del voto.

Il divorzio, istituto giuridico finalizzato a far cessare gli effetti civili del matrimonio, venne introdotto durante il Governo Colombo con la legge 1 dicembre 1970, n. 898 – “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio” (la cosiddetta legge Fortuna-Baslini, dal nome dei deputati Loris Fortuna, socialista, e Antonio Baslini, liberale, che avevano firmato due proposte di legge poi accorpate), grazie al voto favorevole di PSI, PCI, PSD, PSIUP e PLI.

Il 12 e il 13 maggio del 1974 più di 33 milioni di italiani (l’87,72 % di chi ne aveva diritto) confermarono la legge sul divorzio con un referendum. Si trattò del primo referendum abrogativo nella storia della Repubblica, il cui fine era quello di annullare la legge sul divorzio introdotta con fatica nel 1970, a cui la DC, l’MSI e la Chiesa si erano opposti.

  • Quella campagna referendaria fu la prima ad avere un impatto mediatico significativo: i giornali si schierarono apertamente da una parte o dall’altra, i leader politici, oltre a comizi, convegni, volantini e manifesti, seppero sfruttare la televisione affiancando nuove forme di lotta e propaganda a quelle usate fino a quel momento. Furono coinvolti personaggi famosi che presero parola pubblicamente, girarono spot cinematografici o incisero canzoni. Associazioni, collettivi, movimenti studenteschi e femministi organizzarono dal basso pratiche più radicali: sit-in, incatenamenti, scioperi della fame, occupazioni, sabotaggi. [Il Post]

I risultati del referendum, annunciati in diretta dalla televisione italiana, certificarono e insieme amplificarono quei processi di emancipazione in ebollizione nell’Italia del tempo, rivelando quanto profondamente i costumi e i valori della società civile erano già cambiati.

  • L’esito referendario fu certamente sigillo di un recepimento delle trasformazioni sociali da parte del legislatore, affiancato negli anni da tante altre azioni normative volte a scardinare un’odiosa disparità tra uomini e donne che dal punto di vista costituzionale non poteva più essere accettata. Ma lo fu davvero? Il referendum, quella legge e quelle successive registrano davvero un cambio di rotta nell’idem sentire della società o rappresentano solo il necessario formale adeguamento dell’impianto legislativo alla Costituzione, cui non seguì una profonda presa di coscienza del cambiamento? Vista l’enorme difficoltà che ancora oggi incontrano le donne a raggiungere quell’autonomia economica e sociale che potrebbe davvero dare concretezza alla legislazione sul divorzio e in tema di parità è difficile rispondere senza qualche remora. [Anna Mastromarino]

La campagna (da alcuni giornali definita «crociata») elettorale ebbe inizio un mese prima. Chi era per il SÌ tentò di “criminalizzare” i sostenitori del divorzio, facendo leva sul senso di colpa e sulla paura degli italiani e presentandolo come un qualcosa che non solo avrebbe portato alla rovina e alla degenerazione la famiglia, ma il Paese intero.

Fortunatamente vinse il NO: la legge del 1970 venne successivamente modificata nel 1978 e nel 1987, quando si ridussero da 5 a 3 anni i tempi necessari per arrivare alla sentenza definitiva.

Da ultimo è stata approvata la Legge 55 del 06 maggio 2015 che ha introdotto anche in Italia il divorzio breve, che di fatto diminuisce le tempistiche necessarie per la richiesta di divorzio:

  • Da tre anni a un solo anno in caso di separazione giudiziale;
  • Da tre anni a solo sei mesi in caso di separazione consensuale.

Oltre alle due forme di divorzio convenzionali (giudiziale e consensuale), questa legge ha introdotto due ulteriori tipologie di divorzio, che facilitano molto il percorso rendendolo di fatto anche più economico:

  • La separazione tramite negoziazione assistita dei propri avvocati;
  • La separazione direttamente dinanzi all’ufficiale di stato civile (sindaco) in Comune.

Fonte immagine in evidenza: https://picryl.com/media/italian-divorce-referendum-1974-amintore-fanfani-884a52

Roma, 12 maggio 1974. Amintore Fanfani, segretario della Democrazia Cristiana, vota al referendum sul divorzio.


 

Scritto da: Skatèna

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