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100 anni fa nasceva la RADIO: il racconto delle Radio Libere

micMassimiliano MontenztodayOttobre 17, 2024 24

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    100 anni fa nasceva la RADIO: il racconto delle Radio Libere Massimiliano Montenz


Il 6 Ottobre del 1924 resta e resterà la data in cui è nata la Radio in Italia. Alle ore 21 infatti, la frase Unione Radiofonica Italiana, 1-RO, Stazione di Roma concerto sinfonico inaugurale, fu pronunciata

  dalla violinista Ines Viviani Donarelli che anticipava anche il concerto che sarebbe seguito.

L’intuizione finale che consentì la prima messa in onda, viene attribuita agl studi di Guglielmo Marconi, che indubbiamente fu aiutato dai contemporanei studi di altri scienziati e fisici dell’epoca come il serbo Nikola Tesla che nel 1890 Tesla era stato tra i primi a condurre importanti esperimenti per la produzione di correnti ad elevata frequenza e alta tensione, notando come l’energia potesse essere trasmessa senza fili. Altri fisici , tra cui l’inglese Oliver Lodge e il russo Alexander Popov, si erano impegnati a sviluppare quel tipo di sistema di ricetrasmissione: un telegrafo senza fili che coprisse grandi distanze. Nel 1895 Marconi stabilì un collegamento coprendo una distanza maggiore di quella coperta da Lodge.

Come ogni scoperta o invenzione dunque, si ricorda un nome, ma tanti contribuirono a raggiungere l’obiettivo. E indubbiamente la propaganda del regime fascista in Italia, aveva bisogno di un mezzo come quello radiofonico. In Italia le prime trasmissioni radiofoniche sperimentali risalgono al 1923. Nel giro di pochi mesi Costanzo Ciano, ministro delle Poste del governo di Benito Mussolini, diede la concessione per ulteriori sperimentazioni proprio a Marconi e nell’agosto del 1924 venne fondata l’Unione Radiofonica Italiana (o URI), a cui poi il governo assegnò il monopolio sulle trasmissioni radiofoniche.

Questo Monopolio non consentiva ad altri di trasmettere… Wikipedia ci ricorda che:

In Italia fino al 1974 i privati non potevano aprire una stazione radio. La legge riservava allo Stato l’esercizio esclusivo della radiodiffusione circolare. Le uniche eccezioni, dopo la caduta del regime fascista, erano state: Radio Sardegna (1943-1952) e Radio Ferrara (per alcuni mesi del 1946). Si ascoltava la radio pubblica (Radio Rai) e si guardava la televisione pubblica (Rai TV). Solo nel Nord Italia potevano essere ricevute le tre emittenti estere che trasmettevano in lingua italiana: Radio Capodistria, Radio Monte Carlo e Radio Svizzera Italiana. Il segnale delle tre emittenti era ricevibile in territorio italiano grazie alle trasmissioni in onde medie (AM). Per quanto riguarda invece le trasmissioni in modulazione di frequenza (FM) si avvalevano di cosiddetti “ponti caldi”, cioè ripetitori non autorizzati (i quali da anni trasmettevano anche il segnale televisivo delle stesse emittenti).

Nei primi anni settanta sull’esempio del Regno Unito, nacquero le prime radio pirata. Nel 1974 intanto la Corte Costituzionale concesse ai privati la facoltà di trasmettere via cavo in ambito locale. Fu la prima storica sentenza contro il monopolio statale. La trasmissione via etere però rimaneva interdetta ai privati. Però, sentendo che i tempi stavano cambiando, alcuni pensarono che prima o poi sarebbero state liberalizzate anche le trasmissioni via etere. Senza aspettare un successivo pronunciamento, furono aperte in alcune città italiane radio private via etere.

Quindi già dal 1974 l’attacco al monopolio in Italia era nell’aria e numerosi operatori si stavano preparando a sfidare la legge e incunearsi nelle sua contraddizioni. La prima in assoluto ad iniziare le trasmissioni è stata Radio Parma, il 1 gennaio del 1975. Protagonisti della storica iniziativa sono stati Virgilio Menozzi, l’imprenditore che finanziò l’avventura (poi protagonista anche della nascita di Radio Roma), il giornalista Carlo Drapkind che ne era il direttore responsabile e l’esperto radioamatore di Parma Marco Toni che curò e realizzò la parte tecnica, mettendo in funzione un trasmettitore di potenza relativamente limitata (22W) ma sufficiente per coprire la maggior parte della città emiliana.  Il palinsesto, come per tutte le radio dei primi tempi, era assai completo e debitore del modello RAI, con programmi di informazione, approfondimenti e cronache locali. Dai microfoni di Radio Parma sono usciti alcuni operatori che hanno poi fatto carriera in altre radio o altri settori, come Gabriele Majo o Mauro Coruzzi, diventato poi celebre, non solo nel mondo della radio, con lo pseudonimo e il travestimento di Platinette. Trent’anni dopo Radio Parma trasmette ancora, anche se con proprietà, sede e palinsesto completamente diversi dalle origini.

 Seguirono l’esempio di Radio Parma altre radio che definiremo pionieristiche (o Pirata!!!) come Radio Milano International (marzo 1975) e Radio Roma (16 giugno 1975). Tre radio che continuano a trasmettere ancora oggi, con nome diverso (Radio Milano International è ora Radio 101 One O One) e qualche problema per Radio Roma. Da citare anche, tra i pionieri, Radio Bologna e, in ambito televisivo, Tele Biella, che effettuarono entrambe tentativi nel corso del 1974).

Il carattere fuorilegge di queste iniziative che operavano in clandestinità portava la stampa a interessarsene e a definirle libere, fino a quando i numerosi sequestri delle attrezzature e le denunce ai pretori portarono la Corte costituzionale a emettere una storica sentenza che nel luglio 1976 dichiarava legittime le radio e le televisioni via etere purché «di portata non eccedente l’ambito locale». Una definizione rimasta a lungo incerta che, se da un lato favorì la proliferazione di stazioni radio locali, dall’altro introduceva un vuoto normativo che sarebbe stato colmato soltanto con la legge Mammì del 1990, che finiva con il fotografare una situazione esistente. Da quel momento con l’espressione “radio libere” si indicavano una moltitudine di esperienze diverse che possono essere in estrema sintesi e con grande schematismo essere ricondotte ad almeno tre tipologie: le radio di movimento o radio democratiche, espressione di realtà politiche, partitiche, di movimento o sindacali (come tra le più note Radio Città Futura, Radio Radicale e Radio Onda Rossa a Roma, Radio Alice a Bologna, Radio Popolare a Milano); le radio commerciali musicali e di intrattenimento, che basavano i propri introiti su forme di pubblicità e, attraverso una programmazione centrata sulla proposta musicale e l’intrattenimento parlato, esprimevano una tendenza di evasione leggera identificandosi con stili musicali e di comportamento delle giovani generazioni (si pensi a Radio Milano International e Studio 105 a Milano, Radio Dimensione Suono a Roma e Radio Kiss Kiss a Napoli); le radio localistiche, radicate in una comunità e un territorio specifici, che attraverso la radio davano espressione all’identità locale e alla cultura di origine, trasmettendo contenuti tipici come musica tradizionale, l’uso del dialetto, senza una particolare mediazione degli interventi in diretta (l’ultimo paragrafo è preso dal sito Studistorici.com)

Con il racconto in podcast che vi preparate ad ascoltare quindi, abbiamo provato a riportare alla memoria, solo alcuni veramente piccoli frammenti radiofonici delle realtà di cui sopra avete trovato degli accenni. Fra l’altro la ns. emittente che – come scritto nella home page del ns. sito aprì la propria voce in FM nel lontano 1977 – appartenne di diritto al gruppo delle Radio Libere di cui si è raccontato. E personalmente crediamo che dopo 100 anni abbia ancora senso occuparsi di Radio, fare Radio e mettere nell’etere (seppur oggi digitale) suoni e racconti che hanno facoltà di raggiungere chi ascolta.

E’da sempre la magia della Radio. Da ascoltatori, speaker, musicisti, dj o giornalisti, ci crediamo ancora !!!

Buon ascolto


RadioAttivo CultTrasmissioni

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