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Emergenza Gaza, l'intervista con Andrea Iacomini -portavoce Unicef Italia Massimiliano Montenz
A Gaza dal 7 ottobre è cambiato tutto. In peggio se già la situazione non fosse abbastanza compromesso e sbilanciata. Lo Stato Palestinese non è mai diventato realtà giuridica. I coloni hanno sempre più occupato la Striscia. La popolazione palestinese da tempo non viene tutelata neppure dalla compagine di Hamas che prevalendo su Abu Mazen, non sappiamo quanto democraticamente, ha contributo a ridurre la popolazione in uno stato di miseria umana indicibile.
Sappiamo ( e crediamo convintamente) che la data del 7 ottobre è divenuta per Benjamin Netanyahu l’alibi perfetto per dichiarare Guerra ad Hamas (di cui di recente ha assassinato il capo in pectore Yahya Sinwar) , ma anche a tutti i paesi che lo hanno fin’ora appoggiato e finanziato, in primis l’Iran.
Ma l’occidente (e quel che resta dell’ONU) da un anno lamentano ad Israele di aver calcato un pò troppo la mano per usare un tragico eufemismo. Oltre 40/50000 morti fra i civili palestinesi, vie di comunicazione e di fuga (inclusa quella verso l’Egitto) , corridoi umanitari interrotti, Ospedali bombardati, non eviteranno al leader israeliano (ed al suo governo) processi postumi sulla violazione di ogni diritto internazionale valido anche durante situazioni di guerra.
Quando abbiamo letto poi che l‘UNICEF lamentava in ultimo l’impossibilità di procedere al richiamo della vaccinazione antipolio per 30000 bambini a Gaza, abbiamo pensato di chiedere informazioni dirette – senza intermediari – a quella che da sempre risulta fra le più grandi organizzazioni umanitarie nel Mondo.
E’ dunque intervenuto il dottor Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia che ci ha confermato che la situazione ha raggiunto un livello critico che non si registrava dagli anni ’60.
L’impegno dell’Unicef e delle altre organizzazioni umanitarie è quello di non interrompere un canale comunicativo con i governi e quindi anche con Israele. Ma in questo momento Gaza è off limits per procedere ad aiutare gli ultimi, i più indifesi, ovvero i bambini. Personale dell’Unicef come di molte altre organizzazioni, è presente in quelle zone come negli altri 59 paesi coinvolti da conflitti (troppo spesso dimenticati).
Iacomini ci conferma che la situazione in Libano risulta di maggiore accessibilità e consente al personale libertà di manovra per il fine ultimo del benessere dei bambini.
Ricordiamo fra l’altro che in quei paesi (come in altre zone in via di sviluppo) i bambini ed i ragazzi rappresentano percentuali molte alte rispetto al totale della popolazione. Ragion per cui il Mondo non li può abbandonare.
Con il dottor Iacomini, pur non dibattendo di criticità squisitamente di natura politica, abbiamo condiviso che nel mondo e in primis nella nostra Europa, registriamo l’assenza di leader in grado di influire ed intervenire in medio oriente come nel conflitto russo-ucraino. Siamo troppo spesso spettatori di decisioni politiche che subiamo anziché contribuire socialmente e culturalmente a creare quei processi di pacificazione che hanno spinto l’Europa a diventare nel secondo dopo guerra, quella che credevamo essere un’area di produttività e benessere. Forse lo è ancora ma non possiamo più prescindere dal nostro prossimo, che ormai vive alle porte di casa nostra – e spesso dentro – e ci chiede aiuto.
Ascoltate il podcast dell’intervista