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Radio Centro Idea Live
L'Arca di Noè, dodicesima tappa Paolo Parnasi e Paolo Pioppini
todayNovembre 11, 2024 117 17 5
E’ troppa la stima, il rispetto, il pudore che in tutti questi anni ho avuto verso la Sig.ra Licia Rognini.
Conosciuta da tutti come la vedova dell’anarchico Pinelli Giuseppe detto Pino, anche io avevo conosciuto la Sua storia (diventata di colpo non più quasi soltanto Sua…) attraverso il racconto che mi fece mio padre Romualdo (che fra poche ore compie i suoi 85 anni). Lui (Romualdo intendo che frequentava la sezione PC a Portuense, la periferia dove vivevamo) certamente dalla sua posizione di sinistra anche direi all’epoca ortodossa (per non dire estrema) non mi aveva celato il pensiero di totale condivisione dell’appello che per 3 anni almeno – dopo quel maledetto 12 dicembre 1969 – era stato sottoscritto da molti intellettuali (757) e non solo di sinistra.
Parlo della lettera aperta pubblicata sul settimanale L’Espresso il 13 giugno 1971, a margine di un articolo di Camilla Cederna intitolato Colpi di scena e colpi di karate. Gli ultimi incredibili sviluppi del caso Pinelli.
Il titolo si ispirava all’ipotesi, emersa da alcune prime indiscrezioni sulle ferite ritrovate sul corpo di Pinelli e sostenuta da Lotta Continua e da diversi ambienti extraparlamentari, che la defenestrazione di Pinelli fosse stata causata da un colpo di karate. L’appello in realtà seguiva una prima lettera del 10 giugno 1971, che aveva visto l’iniziale sottoscrizione solo di dieci firmatari: Marino Berengo, Anna Maria Brizio, Elvio Fachinelli, Lucio Gambi, Giulio A. Maccacaro, Cesare Musatti, Enzo Paci, Carlo Salinari, Vladimiro Scatturin e Mario Spinella.
Dopo l’assassinio del Commissario Calabresi, molti firmatari decisero di fare dei passi, chi di lato chi indietro ed alcuni addirittura disconobbero la propria firma. Fra tutti, voglio solo citarvi – non me ne voglia -l’ex direttore del CRS dott. Paolo Mieli. Oggi considerato a ragione un grande studioso ed appassionato di storia, fu fra quelli che ritrattò l’appello.
Oggi, per la memoria di Pino e Licia e senza togliere nulla alle vicende di contrapposizione politica esacerbate che portarono all’assassinio del commissario Calabresi, mi sento di dire che l’appello constatava un dato di fatto, se pur con rabbia e contrapposizione politica. Ossia quello che lo Stato, aveva mentito (questore Guida e suoi capi) e non aveva saputo neppure fare ammenda delle menzogne per cercare chiarezza e verità su vicende gravissime accadute dentro la Sua casa, che poi è la casa di tutti gli italiani, ovvero la questura di Milano. Se ci fosse ancora da cercare un colpevole morale dell’assassinio di un uomo di Stato, quello fu lo Stato stesso. All’epoca uno Stato con un apparato troppo deviato, troppo di parte, troppo ancora contro il popolo (o almeno una sua parte) e miope difronte ai fatti politici che attraversavano gli anni ’70 italiani, fatti di dura contrapposizione più di quanto stesse accadendo similmente in Europa.
Per questo, ci siamo uniti e ricordiamo le parole dell’allora Presidente Giorgio Napolitano che – per la prima volta nel 2009 – invitando ad incontrarsi le vedove Pinelli (Licia) e la vedova Calabresi (Gemma) – individuò i due uomini come entrambi vittime di quegli accadimenti.
Ma oggi voglio ricordare solo Licia, perchè tutti stanno appunto raccontando la storia di Pino. Brutta storia italiana che indubbiamente rese Lei e le sue figlie, Claudia e Silvia, note alla nazione. Sappiamo che loro ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Non so dirvi bene della lora vita lunga e difficile. Nessuno di noi può capire cosa possano aver provato due bambine piccolissime orfane del loro Papà. Questo era Pino per loro. E compagno di Licia. Gli affetti hanno solo un senso nella nostra di vita, quando ci sono accanto. E ci lasciano un grande vuoto quando le stesse persone ci vengono a mancare, soprattutto quando ci si domanda… perchè?
Il mio pensiero e di tanti italiani (sempre meno per la memoria storica che stiamo perdendo) è stato di vicinanza a questa famiglia mai affatto indennizzata per la gravissima ed ingiusta perdita. Nè i soldi dello Stato avrebbe potuto sostituire l’amore di Pino e l’unione per la famiglia. Ma la Giustizia, se ci fosse stata con la G maiuscola, avebbe potuto riappacificare il loro animo verso un senso di Stato che è facile perdere in queste situazioni.
La dignità di tutte loro dunque è l’unica cosa da raccontare. Di 3 Donne e delle loro famiglie. Claudia ne ha saputo fare – sicuramente anche per un senso di terapia collettiva – della loro Storia intendo, un racconto condiviso. Nel suo continuo sforzo ad incontrare i giovani nelle scuole, per raccontare di loro ma in fondo di tutti noi. Per aiutarci a non abbandonare mai il senso della dignità della coscienza e della ricerca della verità. Oggi più che mai, anche per i giovani ragazzi distratti dalla tecnologia – non per loro colpa – ci auguriamo che in memoria di Mamma Licia e papà Pino, possa tornare a farlo.
Aggiungo solo di Licia alcune parole per tutti colori i quali non l’hanno affatto conosciuta.
E neppure io posso assolutamente dirvi nulla su di Lei di intimo o privato che non si sappia.
Ma posso raccontare però la mia esperienza dell’incontro con Lei e con le sue figlie, in particolare Claudia e della sua gentilezza. Ricorderò per sempre quella intimità che bastò a me (ed alla mia compagna Pamela che ebbe la gentilezza di accompagnarmi) per capire che non avrei facilmente conosciuto un’altra Donna con la medesima dignità. Non ho udito una parola fuoriposto ma neppure un’incertezza nella sua voce.
Ero uno degli ultimi ad incontrarla sempre a causa della sua notorietà, ma sconosciuto come ero allora – divenuto giornalista in età adulta – feci capire Lei che la mia curiosità non avrebbe per nessuna ragione rischiato di rovinare quel momento intimo che seppe donarci ( e ringrazio ancora Claudia per questo).
Non beveva caffè e ci offri un orzo particolare, con la napoletana, quella che quando il caffè sale (per modo di dire) si deve rovesciare per versarne il contenuto nelle tazze.
Scoprimmo così anche il suo interesse con gli Astri (di cui la foto alla pagina del Suo oroscopo del segno zodiacale che Le apparteneva).
La dedica a noi (anche a nostra figlia Agnese che in queste ore a 12 anni mi chiede notizie… chi era papà? perchè è morta? chi era Pino? ) nel suo libro DOPO, la conserverò per sempre.
Certamente qualcosa disse anche a me. E’ nota la sua posizione ad esempio circa i dubbi sulla colpevolezza di Adriano Sofri (condannato come mandante dell’omicidio Calabresi in quanto capo di Lotta Continua). Certo l’assassinio Calabresi mise fine alla causa che Licia Rognini (insieme alla madre Rosa Malacarne) stava intentando contro lo stesso commissario e rese vani anche gli sforzi legali di ottenere indennizzo dallo Stato Italiano. La morte di Calabresi dunque, oltrechè tragica, danneggiò certamente la famiglia di Licia e la memoria di Pino che non ricevette mai giustizia.
Per chi non l’avesse letto e volesse farsi un’idea precisa di quella storia, si legga il libro Una Storia Quasi Soltanto Mia di Piero Scaramucci (l’allora direttore di Radio Popolare) e Licia Rognini.
In tanti sono passati a dire una parola di amore di vicinanza a Licia ed alle figlie (e alle loro famiglie) e Licia ricorda tutti, vicini e lontani. Lei diceva di avere … ancora la speranza che qualcosa cambi, a cominciare dalla gente che sembra aver dimenticato di ragionare con la propria testa.
Claudia anni dopo durante un’intervista che ci rilasciò per Radio Rock (la radio romana con la quale collaboravo allora) ci disse anche che non erano così soddisfatti del racconto sceneggiato nel Film Romanzo di una strage (piazza Fontana) per la regia di Marco Tullio Giordana. La fiction aveva eccessivamente edulcorato ad esempio il rapporto che si dice avrebbero avuto il Commissario Calabresi e papà Pino. Nella realtà non era poi cosi amichevole come il Film intendeva far credere.
Se l’avessi rivista la sig.ra Licia (avevo espresso a sua figlia Claudia il desiderio di poterlo fare tornando a Milano) Le avrei chiesto una Sua idea sui nostri giovani (anche dei suoi nipoti) e i social ed il rapporto con la tecnologia. Ne è passato di tempo dal Suo scrivere le tesi a macchina all’IA di oggi.
96 lunghi anni le hanno consentito di vedere il passaggio di epoche davvero diverse. I funerali fra qualche ora di questa Donna, aperti a tutti in forma laica, non ci impediscono (non riesco a definirmi e pensarmi del tutto Ateo) di sperare che possa rivedere dopo 55 anni il suo Pino.
Non servono altre mie parole in questo amorevole ricordo di questa Donna che ho conosciuto per poche ore e che ha lasciato a tutti davvero tanto.
Ve ne dono solo altre importanti di Sue quando suggeriva un modo per stare a questo mondo per esserci davvero nonostante tutto. Disse ed ha scritto che:
… Alla fine della vita ciò che conta è aver amato
Grazie sig.ra Licia Rognini Pinelli. Ci dichiariamo fortunati di averLa conosciuta e di averci voluto bene a tutti (o quasi) nonostante Tutto.
A Claudia, Silvia i loro figli e loro famiglie, l’abbraccio mio (di Pamela, Agnese) e di tutta la nostra redazione.
Massimiliano Montenz ore 23.47 dell’ 11 novembre 2024
contributi fotografici da:
Licia Pinelli, Una Storia quasi Soltanto Mia (Arnoldo Mondadori Editore) – Licia e MariaPia ASTRI (nel bene) DIS-ASTRI (all’inverso) pubblicazione privata Licia Rognini – Piazza Fontana di Matteo Fenoglio e Francesco Barilli (Becco Giallo edizioni) – Per le Vittime del Terrorismo nell’Italia repubblicana (Presidenza della Repubblica – IPZS)
Tutte i testi citati dalle quali sono state tratte foto , sono di proprietà privata di Massimiliano Montenz per acquisto diretto o gentile concessione degli autori/editori
Scritto da: Massimiliano Montenz
Aut. SIAE n. 15084/2024
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